Si chiama “Mind the Stem Gap” ed è un progetto partecipativo della Fondazione Bracco teso a superare il “gender gap” nelle discipline scientifiche. Presentato venerdì scorso al B20 dedicato allo Women Empowerment, è anche un manifesto. E sta raccogliendo parecchie adesioni. «Io ho firmato subito», dice a Media Inaf l’astrofisica Patrizia Caraveo, «e invito tutti e tutte a farlo»
28/09/2021
Mind the Stem Gap. Suona proprio così – un’avvertenza a non inciampare, a non finire nel buco, come quelle che troviamo sulle banchine della metropolitana – il progetto partecipativo presentato venerdì scorso al Teatro alla Scala di Milano nel corso dell’evento del B20 – il forum ufficiale del G20 di dialogo con la comunità imprenditoriale globale, organizzato dalla Fondazione Bracco – dedicato allo Women Empowerment. E in particolare a come rafforzare il percorso d’ingresso delle donne nelle Stem – il poker di scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, dalle iniziali in inglese delle quattro discipline. Mind the Stem Gap, dunque, attenti a non inciampare. Dove lo spazio nel quale rischiamo di cadere – il gap – è quello degli stereotipi di genere.
Un progetto – e un manifesto – con finalità molto chiare. Superare la disparità di genere nel mondo Stem. Divulgare il contributo delle donne alle discipline scientifiche. Promuovere un’educazione delle ragazze più inclusiva, libera da stereotipi e pregiudizi. E supportare l’educazione, in famiglia e a scuola.
L’accesso delle donne al mondo della scienza, ricorda infatti il sito dell’iniziativa, è ancora ostacolato da bias e stereotipi di genere. Tutto inizia molto presto: gli stereotipi di genere relativi alle abilità matematiche sono trasmessi – talvolta inconsapevolmente – alle bambine dai genitori, che spesso hanno aspettative diverse nei confronti dei maschi e delle femmine. L’opera di allontanamento delle ragazze dalla scienza rischia di proseguire a scuola, già a partire dai primi anni. Il risultato è che le donne sono ancora fortemente sottorappresentate nelle professionalità Stem. Basti pensare che nel mondo solo il 31 per cento opera nel settore dell’intelligenza artificiale e appena il 14 per cento in quello del cloud computing.
Come cambiare la situazione? Il Manifesto elenca sei azioni concrete. Anzitutto attraverso il linguaggio, ricordando che le parole danno forma al pensiero ed evitando, dunque, frasi tossiche – frasi come “non fare la femminuccia”, per esempio. Poi contrastando gli stereotipi di cui sopra. Evitando di proporre modelli di comportamento stereotipati, come quelli che distinguono fra “compiti da maschi e compiti da femmine”. Garantendo anche alle bambine accesso a giochi come costruzioni, meccano e blocchi logici, considerati ancora tipicamente maschili. Aiutando bambine e bambini a scoprire e coltivare le proprie passioni, con la consapevolezza che scienza e matematica possono essere appassionanti quanto il disegno e la musica. E infine lavorando collettivamente, coinvolgendo tutta la comunità che partecipa all’educazione dei più giovani.
«Al Dialogue di venerdì hanno partecipato, chi online chi in presenza, Emma Marcegaglia (presidente B20), Cristina Messa (ministro dell’Università e ricerca), Fabiola Gianotti (DG Cern), Michele Crisostomo (presidente Enel), Roberta Crocco (responsabile dei servizi ai cittadini di Milano) e Diana Bracco (presidente Bracco) che ha introdotto l’iniziativa del manifesto Mind the STEM gap, che poi è stato descritto in dettaglio da Gaela Bernini, segretaria generale della Fondazione Bracco», dice a Media Inaf l’astrofisica Patrizia Caraveo, che ha seguito l’iniziativa. «Io, ovviamente, ho firmato subito e invito tutti e tutte a farlo».
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